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Andrea Borgato: «Battere Davies, una grande soddisfazione»

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Andrea Borgato esultaÈ appena tornato da Lasko ed è già a Lignano Sabbiadoro ad allenarsi con i suoi colleghi azzurri. I Mondiali a squadre di Bratislava premono e non c'è tempo per festeggiare i traguardi raggiunti. La soddisfazione per le quattro medaglie conquistate dalla truppa guidata dal direttore tecnico Alessandro Arcigli e dal tecnico Donato Gallo, però, rimane. Per Andrea Borgato, bronzo iridato nel 2014, il primo posto individuale e il terzo a squadre con Federico Falco è rafforzato dalla gioia di avere superato nella finale del singolare per 3-0 (11-9, 11-1, 12-10) l'inglese Robert Davies, campione paralimpico e numero uno al mondo di classe 1 da qualche anno. Battere il migliore non è cosa di tutti i giorni, ma agli azzurri sta capitando con una continuità che è la dimostrazione più nitida del livello di crescita del movimento. Lo scorso anno, proprio a Lasko, torneo che porta bene al tricolore, Giada Rossi ha sconfitto in finale la cinese Liu Jing e a Rio Amine Kalem ha eliminato nei quarti il quasi intoccabile Ma Lin.

Andrea, l'atto conclusivo è stato l'apice di un torneo giocato alla grande?

«Ritengo proprio di sì. Il girone è stato ottimo, avendo vinto per 3-0 due partite e ceduto la terza a Paul Davies per 13-11 al quinto set. In semifinale ho affrontato l'ungherese Endre Major, che è arrivato quarto ai Giochi di Rio. Ho vinto per 3-0, sempre in vantaggio nel punteggio. Lui è molto insidioso, perché taglia molto la palla, e ho saputo controllarlo, dimostrandomi preciso sia nel gioco più aggressivo sia in quello di piazzamento».

In finale cosa è accaduto?

«È stata bellissima, sono stato calmo e ho sbagliato quasi nulla, con un'attenzione e una concentrazione che per me sono rare. Il braccio girava a meraviglia. Non dovevo neanche pensare a cosa fare e tutto veniva in modo spontaneo. Avevo già battuto Rob Davies due o tre volte, ma a inizio carriera e dal 2010 non ero più riuscito ad avere la meglio. Si è trattato di una grande soddisfazione».

Cosa hai fatto per metterlo in crisi?

«Già a Rio avevo giocato una bella partita e lo avevo impegnato, perdendo alla "bella". Questa volta prima di tutto ho servito molto bene. aumentando il numero dei servizi di taglio rispetto a quelli veloci. Mi ero allenato parecchio sotto questo aspetto. Ho poi cercato di essere aggressivo, soprattutto tirandogli al corpo. Con lui giocare sugli angoli non è efficace, essendo bravo ad aspettare la palla. Ho anche piazzato bene le palle corte e alte. Mi entrava tutto. Ricordo che in un'occasione ero in difficoltà e ho recuperato con un chop di diritto, poi lui ha aperto e ha sbagliato il colpo».

Com'è stato l'andamento?

«Nel primo set sono sempre stato di poco avanti, mentre nel secondo ho dominato. Nel terzo ha cercato d'ivertire la tendenza e si è portato sul 5-1. L'ho recuperato sul 5-5 ed è andato 9-7. Anche in quel momento ho pensato che ce l'avrei fatta e in caso contrario avrei vinto il parziale successivo. Davies ha accettato la sconfitta con sportività, ci conosciamo da molti anni e fra noi c'è un buon rapporto».

Hai risentito di quel successo nella gara a squadre?

«In effetti ho avvertito un po' di stanchezza. Il primo incontro si è svolto nello stesso pomeriggio della finale del singolare. Devo ammettere che è stato bravissimo Federico Falco a tenere su i doppi e a fare la sua parte nei singolari. Sta crescendo moltissimo e sapere di averlo in squadra è per me motivo di tranquillità. Avere il supporto di un compagno competitivo ai massimi livelli è fondamentale. Alla fine il bronzo è stato un ottimo risultato».

In vista dei Mondiali di Bratislava della prossima settimana, sei dunque ottimista?

«Dobbiamo continuare a lavorare con il massimo impegno, senza montarci la testa, e qui a Lignano ci sono le condizioni giuste per farlo. Ci sono tutti i ragazzi che parteciperanno alla trasferta in Slovacchia e in più Francesco Baggio, che ci aiuta come sparring. Siamo ben focalizzati sulla rassegna iridata, nella quale il podio costituisce un obiettivo alla nostra portata».


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